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Cod Art 0358 | Rev 00 | Data 15 Dic 2010 | Autore Castronuovo Motta Nicola

 

IL COMPORTAMENTO DELLO SQUALO BIANCO NEI MARI DEL MONDO

Squalo bianco
Carcharodon carcharias

In quest’articolo vorrei soffermarmi sul comportamento del grande squalo bianco, grande ed enigmatico predatore diffuso nei mari di tutto il globo. Nella cinematografia passata e recente, lo squalo è ritratto come l’icona del terrore. Come dimenticare, del resto, il film Lo squalo? Il film, diretto magistralmente da Spielberg non ha certamente reso giustizia allo squalo bianco e più in generale a tutti i suoi parenti vicini e lontani, come ha ammesso anni dopo lo stesso regista. Anzi ha confuso e innescato una serie di comportamenti irrazionali a danno unicamente degli squali. I pescatori all’epoca reagirono con una aggressività insensata, soprattutto dopo alcuni attacchi che si verificarono lungo le coste occidentali americane. Diedero il via ad una caccia sfrenata, catturando centinaia di esemplari.
Abbiamo già trattato l’argomento squalo bianco, ma non abbiamo evidenziato alcuni aspetti, in particolare l’etologia e il comportamento, che studi recenti hanno delineato in modo più netto e marcato rispetto al passato. Nel corso degli anni ho seguito diversi seminari sugli squali, molti dei quali hanno tentato di divulgare e far conoscere la reale natura dello squalo bianco, sfatando o tentando di sfatare allo stesso tempo tutti i pregiudizi che aleggiano ancora nei confronti di questa specie.

Ebbi la fortuna di avvicinarmi al mondo degli squali per puro caso, diventando nel tempo una passione. Nel 1988 andai negli Stati Uniti, in California, dove iniziò il mito negativo e cinematografico dello squalo. Cercai di capire se fosse reale la sua ferocia e se fossero reali le tante storie che all'epoca circolavano, e così iniziai ad interessarmi alla sua biologia. In seguito andai anche in Florida, per osservare altri squali, in particolar modo quelli di barriera e i "mansueti" nutrice, pur rimanendo sempre affascinato dal grande Carcharodon carcharias.

Carcharodon carcharias: i luoghi

C. carcharias è forse uno dei predatori marini più studiato al mondo, ma nonostante questo rimane ancora semisconosciuto. Nel Mar Mediterraneo, per esempio, si hanno pochissime informazioni su di lui, ma fortunatamente alcuni studiosi italiani, da qualche anno, si occupano attivamente di monitorare la popolazione locale. Il fascino che essi suscitano, spinge ogni anno numerosi turisti a recarsi nei luoghi ove è possibile ammirarlo. Si può osservare la sua regalità sia dalle imbarcazioni messe a disposizione dalle agenzie di studio o da quelle turistiche, o ancor meglio osservarne la mole da una gabbia metallica, immersi in acqua con un respiratore o semplicemente con maschera e boccaglio, in questo caso non occorre alcun brevetto.

Gabbia antisqualo Interno gabbia antisqualo

Gabbia antisqualo. A sx l'apertura, a dx l'interno.

L'interazione fuori della gabbia naturalmente è consentita a pochi e preparati esperti, e uno fra tutti, Mike Rutzen, che negli anni si è fatto notare per le sue capacità interattive senza alcuna protezione.
In generale per studiare un qualunque predatore, è necessario attirarlo con un’esca. Questa pratica, nel caso degli squali si chiama chumming. Non tutti sono d’accordo nel praticarla, in quanto lo squalo potrebbe associare le esche alla presenza dell’uomo. Ma per alcune specie di squalo le esche sono indispensabili, anche se le osservazioni principali avvengono in zone precise, gia note, dove è assodata la presenza del predatore.

Esca per attirare lo squalo Squalo

Sopra, a sx un'esca pronta per attirare gli squali, che guardinghi, pian piano si avvicinano, a dx.

Gabbia antisqualo Vista dalla gabbia antisqualo

Dalle sbarre di una gabbia certamente si avverte una sensazione di rifugio precario, non ci si sente mai al sicuro. Lo squalo ci scruta, ci osserva e poi interagisce. Attende con pazienza e cerca di capire che cosa ha di fronte. A volte, come vedremo, manifesterà una certa aggressività.

In alcuni stati il chumming è vietato, ad esempio lungo le coste dell’Alabama. È considerata pericolosa per l’incolumità dei bagnanti. Premesso ciò, e premesso che i comportamenti esibiti dallo squalo bianco sono eterogenei e variabili da zona a zona, occorre ricordare che le osservazioni, in qualsiasi caso, sono sempre di tipo partecipato, ossia l’uomo influenza con la sua presenza il comportamento dello squalo stesso. Del resto se in natura è possibile osservare alcuni animali senza essere scoperti, con gli squali questo non è praticamente possibile.
Il paradiso per eccellenza per osservare lo squalo bianco è il sud Africa. Lo shark-watching in quest’area si effettua principalmente lungo le coste da Sodwana Bay fino alla regione del Capo, battute dalla corrente del Mozambico e dalla corrente Sud Equatoriale, che si uniscono per formare l’importante corrente calda di Agulhas, dalla quale, in base alle stagioni, si diramano altre controcorrenti che favoriscono l’incontro di numerose specie di squali. In quest’area sono abbondanti le sardine (Sardinopos ocellata), che attirano numerosi predatori, e che a loro volta attirano gli squali.

Generalmente i luoghi dove si concentrano il maggior numero di esemplari di squali bianchi, sono quelli dove sono altrettanto numerosi i mammiferi marini, gli uccelli marini, i delfini e altri cetacei, i banchi di tonni che durante le loro migrazioni attirano in punti stabiliti gli squali.
Alcune coste sud africane ospitano nutrite colonie di leoni marini ed otarie del capo (Arctocephalus pusillus pusillus). I luoghi dove le colonie di otarie si radunano, hanno la caratteristica di lasciare impresso nell’aria l’odore acre degli escrementi, che lasciano sul terreno un "benvenuto" nauseabondo che si può descrivere solo recandosi in quelle aree.

In sud Africa, Gansbai, Kleinbaai o Dyer Island suonano come dolce musica per gli studiosi dello squalo bianco. Dyer Island è separata dalla vicina Geyser Island da un canale noto come Shark Alley, cioè canale/viale degli squali, e si trova a sole due ore da Città del Capo. È il luogo ideale per vedere gli squali compiere salti spettacolari durante le loro battute di caccia. Presi dalla veemenza per l’inseguimento delle otarie, sono incapaci di arrestare la loro enorme mole che per inerzia li fa letteralmente balzare fuori dell’acqua.
Per osservarne i salti si utilizza una sagoma a forma di foca legata da una corda di nylon al traino di una imbarcazione.

Preparazione della sagoma
Fase di preparazione della sagoma

Naturalmente si può assistere alle acrobazie dell’animale anche durante la predazione, senza l’ausilio della sagoma. L’avvistamento della preda da parte dello squalo ha inizio con l’appostamento dell’animale non lontano dal fondale.
Una volta individuata la preda in superficie, comincia a spostarsi verso l’alto con movimenti potenti sino a saltare, in molti casi, fuori dell’acqua, nella speranza di afferrarla in un solo boccone. Non sempre riesce, spesso le otarie eludono l’inseguimento con movimenti rapidi, e solo circa il 50 % degli attacchi va a buon fine.

Solo in questi luoghi si vede saltare lo squalo. La morfologia particolare di questi fondali agevola tale comportamento, esso infatti può mimetizzarsi, organizzare gli appostamenti, per poi risalire rapidamente verso la superficie e sorprendere la preda. Solitamente essa avverte la presenza del predatore solo un secondo prima, venendo investita dallo spostamento della colonna d’acqua che lo squalo inevitabilmente genera. A volte questo secondo è fondamentale per l’otaria e fa la differenza fra la vita e la morte.

L'attacco alle otarie del Capo

Lo squalo si mimetizza sul fondale, appostandosi mediamente a 25 metri. Da questa posizione parte l’attacco nei confronti delle otarie del capo, che rientrano sulla terra ferma dopo una battuta di pesca. Esse cercano di rimanere in branco, ma gli individui ritardatari o i più giovani che solitamente rimangono isolati, sono spesso le prede più ambite.

Attacco alle otarie  Attacco alle otarie

Le otarie, almeno quelle esperte sanno che è sbagliato rientrare sulla terra ferma nuotando in superficie dove l’acqua è ancora profonda. Lo squalo infatti è in questi momenti che ottiene con più facilità il buon esito dei suoi attacchi.

358 Rientro delle otarie a basso rischio

Le otarie cercano di restare più vicino possibile al fondale, e solo in prossimità della scogliera risalgono verso la superficie, dove è minore la possibilità di incontrare gli squali. Lo squalo difficilmente si avvicina così tanto alla terra ferma e alla scogliera, specialmente su fondali bassi per via dei marosi, svanirebbe poi il fattore sorpresa, fondamentale per portare a termine con esito positivo un attacco.

In queste fasi di approccio, si attivano da parte dello squalo diversi sensi.
Se ha di fronte un animale ferito o se in presenza, ad esempio, della "pasturazione" esso mette in moto tutti i canali olfattivi, mentre con la sagoma artificiale o un animale in movimento, attiva il meccanismo di localizzazione (linea laterale), e solo in seguito la vista e le Ampolle del Lorenzini, durante le ultime fasi e a pochi centimetri dall’obiettivo.

Fisiologia dell'attacco

Lo squalo bianco, sappiamo, può raggiungere i sei metri di lunghezza e 1.500 Kg di peso. Come è possibile che riesca a sollevarsi per quasi tre metri fuori dall'acqua? Ebbene la maggior parte degli squali hanno una temperatura corporea uguale a quella dell'acqua circostante. Ma i Lamniformi hanno una fisiologia diversa, la loro temperatura corporea infatti supera di 4 - 14 °C quella dell'acqua circostante. Tale caratteristica permette ai Lamniformi di avere a disposizione grandi quantità di energia, che permette, nel caso specifico dello squalo bianco, di raggiungere i 40 Km/h. e balzare fuori dall'acqua in salti spettacolari.

Squalo bianco Alaska

Sopra, spettacolare salto con cattura di una foca. Qui non siamo in Sud Africa, ma in Alaska. Fotografia Pelagic Shark Research Foundation.

Genesi dell'attacco alle otarie del Capo

Lo squalo bianco attacca le sue prede preferite, le otarie del Capo, verticalmente dal basso verso l'alto, oppure orizzontalmente. Per la verità gli spettacolari salti fuori dall'acqua sono noti non solo presso le acque di Seal Island, infatti sono stati documentati anche nelle acque dell'Alaska.
L'attacco verticale dal basso verso l'alto è efficace nel 50% dei casi, lo squalo infatti vede bene la sua preda, quest'ultima non vede affatto lo squalo se non all'ultimo momento. L'avvicinamento alla preda avviene approssimativamente lungo una linea di 45 - 90 °.
Poco prima dell'attacco lo squalo bianco ribalta l'occhio per proteggerlo, mentre immediatamente dopo aver catturato la preda piega la pinna caudale in modo da rientrare in acqua di testa all'incirca nello stesso punto dal quale è uscito. Non sempre accade questo, a volte lo squalo ricade in acqua "di pancia" tra mille spruzzi.
Se invece la preda viene mancata è possibile osservare come lo squalo ruoti la testa per continuare ad osservare l'otaria ed eventualmente continuare a seguirla.
A volte poi, l'attacco nei confronti delle otarie, di pinguini e anche di essere umani, non termina con l'uccisione della vittima, anzi lo squalo non manifesta nessun intento "omicida". Allora in questi casi si ritiene che si tratti di una attività ludica e/o di allenamento che lo squalo mette in atto.

Altre ipotesi per spiegare i salti

Da tempo tra gli addetti ai lavori circolano altre ipotesi che potrebbero spiegare le ragioni dei salti. Come vedremo nel paragrafo successivo, gli squali attuano comportamenti antagonisti per dimostrare la loro forza ad altri individui. Questo avviene anche attraverso balzi fuori dall'acqua di 30 - 60 ° rispetto alla superficie. Da questo comportamento attuato per stabilire ordine e mantenere le gerarchie, potrebbero essersi evoluti i comportamenti "da cacciatore" che lo squalo bianco attua presso Seal Island.
Altre ipotesi riguardanio i parassiti Copepodi. Lo squalo bianco è infestato da ben 11 specie, che si attaccano sulla pelle, nella cavità orale e sulle branchie. Acquisendo velocità, lo squalo tenterebbe di liberarsi dei suoi fastidiosissimi ospiti.

I gruppi e le gerarchie

Gli squali bianchi sono prevalentemente solitari, ma a volte si possono aggregare in piccoli gruppi composti da alcuni esemplari, specialmente in determinate condizioni, ad esempio quando sono richiamati dal cibo o per compiere le loro migrazioni. Nel mondo animale l’assembramento di diversi individui, richiede l'attuazione di comportamenti che hanno si basano sulle gerarchie del gruppo. Coesistere può generare scontri anche mortali fra gli individui adulti, specialmente tra gli individui che occupano il grado più alto della scala gerarchica. Così, per scongiurare scontri pericolosi, gli squali hanno elaborato una strategia che vede nella gestualità e nei movimenti del corpo l’unico linguaggio per segnalare uno stato d’animo.
Questo per cercare di risolvere la "questione" in maniera non violenta. Lo squalo adotta alcuni particolari movimenti: inarca la colonna o mostra i denti, aprendo e chiudendo velocemente le fauci, per segnalare la volontà di compiere un eventuale attacco. Invece sbattendo la pinna caudale sulla superficie dell’acqua e girando continuamente attorno al rivale, mostra tutta la sua "grandezza" per incutere terrore e indurre l'avversario a lasciare il terreno prima che sia troppo tardi. In questo modo si ha la sottomissione di uno dei due individui o del resto del gruppo. A volte invece si avrà inevitabilmente lo scontro, che sancirà un vincitore all’interno delle gerarchie del banco. Questo comportamento può valere anche nei confronti dell’uomo, qualora si trovi ad invadere il suo territorio. Occorre naturalmente saper "leggere" tali comportamenti.

In sud Africa la gerarchia degli squali è basata sulle dimensioni degli individui, sulla stanzialità e sul sesso. Le femmine dominano sui maschi, gli animali più grandi sui più piccoli e gli animali stanziali sui nuovi arrivati. In questo modo si possono formare dei clan, all’interno dei quali sono messi in atto regole e comportamenti, come quelle che vedono i maschi principali affrontare altri maschi, appartenenti ad altri gruppi, per rivendicare il possesso di un territorio o quello di una femmina, oppure anche una preda.
Nei confronti dell’uomo accade spesso che si dimostrino molto timidi e diffidenti, stentano ad avvicinarsi alla gabbia o all’imbarcazione. Riescono a percepire una situazione nuova e gli occorre tempo per capire e prendere decisioni. Alcuni sono più intraprendenti e curiosi, toccao con la grande bocca le superfici che incontrano, ma senza dimostrare aggressività, altri invece con irruenza afferrano, tirano, spezzano, indicandoci che anche gli squali, del resto come molti altri animali, possiedono un proprio carattere che li contraddistingue e li rende diversi gli uni dagli altri.
Un tempo si pensava che la presenza di più o meno testosterone potesse essere correlata all' aggressività, specialmente quando gli squali si alimentano. La famosa frenesia alimentare, che può manifestarsi in alcuni squali, rendendoli pericolosi per chi si trova a condividerne lo spazio. Tuttavia oggi sappiamo che neanche nei mammiferi è così, e per gli squali non abbiamo trovato nessun studio che dimostrasse tale correlazione.

Lo squalo bianco in altre parti del mondo

Mappa distribuzione squalo bianco
In nero le zone dove è maggiore la probabilità di incontrare lo squalo bianco

In Australia, a Neptune Island, il comportamento dello squalo bianco è simile a quello dei suoi parenti sud africani, soltanto che a queste latitudini non si osservano gli spettacolari balzi fuori dell’acqua. Occorre far particolare attenzione, quando si pratica il surf (come detto in precedenza uno degli approcci principali da parte dello squalo verso una preda è quello di circuirla dal basso). Circuizione della preda da parte dello squalo
La sagoma di un surfista adagiato sulla sua tavola in attesa delle onde, o la tavola stessa, possono confondere lo squalo ed indurlo ad attaccare. L squalo spesso si limita a mordere per assaggiare, e se non si tratta di cibo a lui gradito, molla la presa e si allontana. Ma a volte questi incontri si concludono con ferite estese e potenzialmente mortali.

Si possono osservare numerose otarie portare il segno di un incontro con gli squali, di solito le ferite sono marginali, dovute allo spesso strato di grasso che difende gli organi vitali dal morso, ma spesso possono risultare letali.
Poiché lo squalo bianco infligge un morso e poi si mantiene lontano in attesa che la vittima muoia dissanguata (figura a destra), alcuni mammiferi marini riescono ad allontanarsi per poi morire sulla spiaggia, ecco perchè molto spesso è possibile osservare alcuni individui sulla battigia gravemente mutilati.

  Box 1: LO SQUALO BIANCO NICOLE  
  Lo squalo bianco soprannominato Nicole è famoso perchè fu uno dei primi squali del Sud Africa ad essere taggati (marcatura). Esso venne catturato con un'esca, stancato dopo una traina e poi issato a bordo di un ponte semisommerso. Durante questa fase, lo squalo venne intubato con una manichetta 'spara acqua', allo scopo di ossigenare le branchie. Medici veterinari, durante l'inserimento del dispositivo di marcatura, iniettarono antibiotici e pregmisone, un antinfiammatorio, allo scopo di evitare eventuali traumi e infezioni dopo la fase di liberazione. La marcatura richiese 10 - 12 minuti, dopodichè l'animale tornò libero, seppur frastornato.
Ebbene, Nicole ha 'riservato' molte sorprese. In quasi dieci mesi (tag del 7 novembre 2003; 28 febbraio 2004 in Australia; 21 agosto 2004 di nuovo in Sud Africa) ha percorso 20.000 Km, dal Sud Africa all'Australia e ritorno. Il tag ha registrato anche la profondità.
Per lunghi tratti lo squalo nuotava in superficie, per poi immergersi velocemente, sino a ben 900 metri, in acque decisamente più fredde. Queste immersioni repentine sono associate alle fasi di caccia e nutrimento. Purtroppo non sappiamo cosa 'ha combinato' Nicole a certe profondità, tuttavia oggi sappiamo molto di più su queste splendide creature del mare. Mappa Nicole squalo bianco
Credit immagine: WhiteSharkTrust.
 
  Vedi sotto la storia dello squalo CLAUDIA..box 2  

Sulle coste del Pacifico americano, nella Baja California, si giunge in una delle località dove forse lo shark-watching ha avuto origine, le Channel Island e le isole Catalina, tra Los Angeles e San Diego. In questo luogo non solo gli animali temono l’incontro con gli squali bianchi, ma anche i surfisti. Il comportamento di questi squali è simile a quello delle popolazioni australiane.

Mammifero marino mutilato Una preda, gravemente ferita, è riuscita a raggiungere la spiaggia. Stremata, morirà in breve tempo.

Lungo le coste americane, dove sono stati fatti i primissimi studi, sono numerosi i centri di ricerca e monitoraggio dedicati agli squali. Le caratteristiche dei fondali marini con le fitte foreste di kelp, sono il luogo ideale dove attendere e nascondersi.

Tavola surf danneggiata Foreste di kelp

Sopra, una tavola da surf danneggiata da uno squalo bianco, e a destra le foreste di kelp, ideali luoghi per nascondersi e cacciare.

Un altro luogo per eccellenza è senza dubbio l’Isola di Guadalupe, in Messico, che lo squalo bianco frequenta per un beve periodo dell'anno, da dicembre a fine gennaio dell'anno dopo. Perché a Guadalupe lo squalo si comporta diversamente rispetto al sud Africa?

Guadalupe Island Costa iisola Guadalupe

L'isola di Guadalupe

Il motivo principale risiede nella morfologia dei fondali e nelle correnti marine, che influiscono sulla strategia di caccia. La batimetria dei fondali attorno all’isola non permette agli squali di appostarsi. Si è notato ad esempio che il comportamento dell’animale e suscettibile ai ritmi della migrazione. Essi compiono migrazioni lunghe per svariati motivi, per la ricerca del cibo e la riproduzione, che li spinge dalle coste delle isole Hawaii verso l’isola di Guadalupe e viceversa, percorrendo migliaia di chilometri.

IsoleNelle acque attorno all’isola è possibile osservare alcune differenze comportamentali, strettamente legate ad un fattore temporale. L’aggressività, più o meno accentuata, è determinata dal bisogno di cibo.
Se un esemplare è appena arrivato nei luoghi di caccia dopo aver percorso centinaia di miglia, di fatto è affamato e stanco, in questo caso svilupperà una maggiore aggressività nei confronti di una potenziale preda. Mentre un individuo che si è già nutrito ed è arrivato da diversi giorni nei luoghi stabiliti, risulta più docile ed è possibile anche interagire con lui. Vero il detto, che "a pancia piena si ragiona meglio".
Ogni individuo presenta un carattere proprio manifestando di conseguenza un comportamento piuttosto che un altro, e la presenza dell’uomo durante la fase di osservazione possono alterare il comportamento degli squali. Sarebbe interessante a questo proposito poter monitorare, magari con l’ausilio di una deep camera, il reale atteggiamento di uno squalo bianco che si confronta con una preda senza la presenza umana.

  Box 2: LO SQUALO BIANCO CLAUDIA  
  Claudia è stata catturata come Nicole (vedi box 1), solamente che, essendo molto più grande, oltre 1 tonnellata e oltre 5 metri di lunghezza (Nicole era 'solo' 380 cm), ha richiesto molto più tempo (traina di 20 minuti, attesa sul ponte semisommerso di 17 minuti, un record). In media gli squali bianchi di Guadalupe sono più grandi e sono molto meno conosciuti. Claudia è stata taggata nel 2006 e per circa 10 giorni il segnale è stato captato nei dintorni della stessa zona di cattura, ma poi, purtroppo, Claudia si è persa, e non sappiamo che fine abbia fatto.  
     

Anche l'Alaska è una zona dove lo squalo bianco è attivamente studiato. E anche in questa regione sono state osservate le complesse strategie di caccia che lo squalo mette in atto, sia per catturare pinnipedi che i beluga (Delphinapterus leucas). Inoltre in questa zona i gruppi si nutrono di carcasse di balene e altri cetacei, e nel farlo evidenziano comportamenti di tipo gerarchico all'interno del gruppo stesso.
Gli attacchi ai beluga sono frequenti a Cook Inlet e lungo le coste della Yakutet Bay. La zona è favorevole alla caccia perchè le acque sono particolarmente torbide e i beluga risultano, in tali condizioni, alquanto svantaggiati. In questi casi non è noto quale sia il senso maggiormente coinvolto durante le fasi immediatamente prima dell'attacco. Purtroppo i beluga in quelle acque sono predati non solo dagli squali bianchi, ma anche dalle orche e dagli orsi polari. Le orche, ricordiamo, costituiscono l'unico vero pericolo per lo squalo bianco dell'Alaska. Nel 1997 fu filmato uno squalo bianco attaccato, a sorpresa, da un'orca, presso Farallon Island. L'orca adottò nell'occasione la stessa tecnica che lo squalo adotta con i beluga.

Squalo bianco attacca un Beluga Una drammatica immagine che documenta l'attacco di uno squalo bianco ad un beluga. L'immagine risale al 1980 e l'attacco, secondo l'autore della foto, fu coordinato da due squali. Zona di Cook Inlet. Prima dell'attacco i beluga stavano strofinandosi contro le scogliere per liberarsi dai parassiti, a pochi metri dalla riva.

Lo squalo bianco in Mediterraneo

Nel Mediterraneo la situazione è molto diversa dai luoghi prima descritti. Una volta questo predatore si poteva osservare con relativa facilità negli anni in cui erano molto attive le tonnare. Lo squalo era attirato dalla folta presenza di banchi di tonno, un richiamo forte per un predatore del suo calibro.

Per poter adeguatamente studiare e monitorare la situazione degli squali in Mediterraneo è nata nel 1996 La Banca dati Squalo Bianco, un organismo creato e presieduto da numerosi studiosi fra cui Alessandro De Maddalena, che raccogliere innumerevoli dati sugli squali bianchi. Tonni
Nel corso degli anni la presenza dello squalo bianco in Mediterraneo è stata segnalata in diverse zone, dall’alto Adriatico alle coste della Tunisia, a Malta, al largo delle coste siciliane, nello stretto di Messina, lungo le coste francesi, attorno all’Isola d’Elba, in Sardegna, Liguria ecc.. In Italia gli avvistamenti documentati sono ben 242, fra questi prevalgono più femmine che maschi, indice che alcune aree attorno all’ Italia sono anche zone di nursey per lo squalo bianco Mediterraneo. Purtroppo ora la segnalazione di questi predatori è sempre più rara, cosa che ai giorni nostri lascia intendere che la specie è fortemente in pericolo. Numerosi negli anni scorsi sono state le catture accidentali, quando ancora gli squali bianchi non erano tutelati. È emerso in maniera chiara che nel Mediterraneo i movimenti degli squali bianchi dipendono strettamente da quelli dei tonni rossi atlantici (Thunnus thynnus). Marcello Guadagnino e Nicola Castronuovo
Le segnalazioni di squali bianchi sono più frequenti nei mesi da maggio a settembre, e le aree dove la specie è più abbondante coincidono con le aree di maggiore abbondanza di tonni rossi. Durante un nostro monitoraggio, questa estate, con la associazione MondoMare fondata dal dott. Guadagnino (a sinistra della foto), lungo le coste siciliane (a Marinella di Selinunte) durante una ricerca atta a far luce sulla situazione della popolazione di elasmobranchi, abbiamo sperato di poter intercettare anche il grande predatore. Purtroppo, nonostante le numerose e lunghissime uscite in mare, non ci siamo riusciti, ma ci siamo dati appuntamento per la prossima estate.

In Mediterraneo, non esistono organismi che organizzano come in Sud Africa o a Guadalupe crociere studio per il suo avvistamento, con tanto di immersioni nella gabbia. I luoghi non presentando colonie stabili di pinnipedi e dunque viene meno la possibilità di poterli osservare. Come detto, il cibo preferito dallo squalo bianco Mediterraneo è il tonno, ma si nutre anche dei grandi banchi di pesce azzurro, di qualche tartaruga, ormai sempre più rare, di altri squali, uccelli marini, cetacei e altri predatori di grossa taglia, come il pesce spada.
Negli anni ’60 lungo le coste dell’Adriatico Orientale e nello stretto di Messina, vi fu una caccia spietata. Fortunatamente oggi non essendo presente, lo squalo bianco, in maniera massiccia ed essendo tutelato dal C.I.T.E.S., non presenta più interesse per i pescatori, anzi forse hanno capito che è molto più importante preservarlo piuttosto che arpionarlo.

Conclusione

La specie Carcharodon carcharias è altamente vulnerabile, i tempi di maturazione sessuale sono lunghi e con pochi piccoli partoriti per volta, il tempo di raddoppio della popolazione è lunghissimo.
Accade che alcuni squali rimangono impigliati nelle reti o in altri sistemi di pesca come preda accessoria. Riportiamo in questo caso una testimonianza di un pescatore che risale al luglio 2010. Uno squalo bianco di circa due metri, purtroppo non documentato con immagini, rimase impigliato in un palamito di superficie, al largo delle coste di Selinunte (TP). Ricordiamo che in questi casi è vietato issare a bordo gli animali e sbarcarli sulla terra ferma. Forse anche per questo particolare la cattura non è stata documentata, ma crediamo nella buona fede del pescatore e la annotiamo sul nostro "taccuino".

ORGANI UFFICIALI OPERANTI IN ITALIA PER LA PROTEZIONE DELLO SQUALO BIANCO

Ringraziamo gli autori delle fotografie, tra cui il dott. Micarelli. Foto Marchell Felix Ellis, Wendy Bolen.

Squalo bianco in superficie

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SITOGRAFIA